Sebbene il senso di realismo nei sorprendenti ritratti di bambini della fotografa tedesca Loretta Lux rimanga stranamente intatto, Lux non si sforza di creare rappresentazioni fotografiche fedeli dei suoi giovani soggetti.
Invece, ogni immagine – di solito composta da un bambino solo in un paesaggio scarno – è scrupolosamente composta e manipolata per creare esplorazioni psichicamente cariche della natura dell’infanzia e del processo di scoperta di sé. Originariamente formatosi come pittrice, Lux continua a trarre ispirazione dai dipinti di antichi maestri come Velasquez, Goya e Runge.
Questa influenza è particolarmente evidente nelle composizioni di Lux. Dopo aver scelto con cura i modelli, i costumi e i fondali – a volte utilizzando i suoi stessi dipinti – combina e valorizza digitalmente ogni elemento per formare tableaux meticolosamente strutturati.
Le espressioni costantemente desolate delle sue modelle, combinate con l’iperrealtà dell’immagine, creano ritratti che trascendono i loro soggetti e ci ricordano che l’infanzia è caotica e multidimensionale come qualsiasi altra parte della vita.