APERTURA
DOMENICA 30 Novembre 2025 h 11-13
Fino al 8 febbraio 2026
Chiusura di fine anno
dal 24 Dicembre 2025 al 6 Gennaio 2026
ENTRATA LIBERA
(da Via Gruetli)
Questa mostra nasce da un’operazione forse azzardata: invitare tre artisti di diversi linguaggi espressivi— un performer, un cineasta e un fotografo —a concepire un allestimento in cui le loro opere dialoghino, cercando una connessione che sappia raccontare, attraverso codici differenti, il potere e il significato dell’immagine contemporanea.
Silvano Repetto, performer, agisce da collante con i colleghi in mostra. Propone la sua ultima “performance inutile”, nata su una spiaggia deserta al finire della stagione, dove offre da bere a un pubblico assente. Artista conosciuto nel tempo, Repetto ha portato le sue action-art anche al MASI (febbraio 2021) in un periodo in cui le mostre stesse sembravano “inutili”, chiuse al pubblico durante il lockdown.
Mirko Aretini, cineasta con una solida carriera alle spalle tra documentari, film e video-arte, è un narratore attento alla introspezione umana personale e delle vite altrui. Per questa occasione, inverte il ruolo tradizionale dell’artista: non è lui a raccontare, ma invita il pubblico a condividere le proprie emozioni di fronte a scatti fotografici che diventano proiezione metaforica dell’immagine intesa come fotogramma filmico del quotidiano. Tutto può essere un film, è questione di sguardo.
Gian Paolo Minelli, fotografo con decenni di esperienza nelle arti visive, presenta una serie di scatti realizzati durante i suoi ripetuti viaggi in Argentina, spesso in solitaria. I suoi paesaggi desertici, dove la vita stenta ad affermarsi e solo pochi cactus o tracce di civiltà passate rompono la solitudine, ritraggono colline e montagne testimoni di millenni di storia planetaria. Queste fotografie evocano visioni di un mondo abbandonato o di colate di magma ormai solidificate. Rocce e materia minerale, apparentemente insignificanti, diventano nelle sue composizioni geometriche e informi, moniti di un futuro possibile per un pianeta affaticato dall’uomo.
Fotografia, cinema e performance si intrecciano così senza la pretesa di un’affermazione artistica definitiva, ma con l’obiettivo di invitare il pubblico a riflettere. Il legame tra le opere non è dichiarato, ma cercato, offrendo ai visitatori diversi linguaggi per parlare di immagine.

Jesolo 2022
“Fumata Noir”, in balcone a Lugano, 2022
Shangai, non avere paura 2013
MENTRE TUTTO SCORRE
Fotogrammi di storie mai raccontate
Mirko Aretini 2025
L’immagine è una questione di sguardo. È la cattura di un attimo, non del suo movimento. Appartiene a ciò che decidiamo di inquadrare, mentre il mondo attorno diventa tutto ciò che resta fuori campo.
Quell’immagine si fissa nella mente e accende lo sguardo, cristallizzando un’emozione che sopravvive all’istante.
La vita può essere un film, una rappresentazione teatrale o una mostra fotografica. Dipende da come scegliamo di guardare ciò che ci circonda. Basta un attimo per cogliere un dettaglio significativo, o per lasciarlo sfuggire.
La vita quotidiana è ovunque e in nessun luogo. È un mondo in cui tutto accade e, allo stesso tempo, niente sembra accadere. Anche una banale piazza di paese, mentre tutto scorre, può trasformarsi in un set narrativo inconsapevole, nel riflesso di un teatrino dell’inconscio. Tutto dipende dallo sguardo di chi osserva e dalla storia che decide di vedere.
Viviamo di suggestioni. Sorge quindi spontaneo chiedersi: che storie e quali microcosmi possiamo immaginare dietro a questi scatti? Sono frutto di un’intenzione o del puro caso? Cosa vi raccontano? Diventate narratori: Prendete un foglio. Dategli un titolo, scrivete la data. Non c’è bisogno di firmare.
Raccontateci, in poche parole, la vostra suggestione: chi sono queste persone? Di cosa parlano i loro mondi?
Durante il finissage, daremo corpo e voce alle vostre visioni.
Performance Inutile nr 1113 – 2025
Offrire da bere a tutti quando la spiaggia é vuota.
Offrire da bere ad una spiaggia vuota è metafora dell’arte, contemporaneamente gesto di natura inutile come buona parte del contemporaneo artistico, in realtà diventa simbolo di un certo nulla travestito da tutto tipico dei salottini critici: così pieni di gente, così vuoti di persone. L’arte è sempre generosa, gli artisti non sempre.
Tutti gli artisti offrono il proprio punto di vista, un tratto stilistico, Repetto mercifica se stesso attraverso il gesto artistico ma è così generoso da offrire anche altro, oltre l’idea del nulla che diventa tutto, offre un sorso concettuale ad una spiaggia vuota perché alla fine conta il pensiero, se potesse permetterselo lo farebbe anche ad agosto ma essendo un’artista trasforma il pensiero in gesto di inizio autunno.
Perché nell’arte le stagioni non esistono, esattamente come chi predica nel deserto convinto di essere in cattedra.
Salute!
M.A.

Performance Inutile nr 7742
Realizzare il graffito più piccolo del mondo

Performance Inutile nr 6012
Contare le cozze nel mare adriatico
#011 – 2020 Antofagasta de la Sierra erupcion vulcanica
#034 – 2020 Purmamarca cerro de los 7 colores
#045 – 2020 San Pedro de Atacama
Estratto del testo completo di Elio Schenini (2022):
[…]La possibilità di attraversare una delle zone più selvagge e incontaminate della terra non poteva che essere ricca di stimoli suggestivi per un fotografo, ma fin dalla partenza l’obiettivo di Minelli non è mai stato quello di documentare i momenti essenziali di questa esperienza personale secondo i canoni classici della fotografia di reportage e neppure di cogliere quest’occasione per catturare panorami spettacolari e vedute mozzafiato come nella tradizionale fotografia di paesaggio o in quella di tipo naturalistico. Non è quindi un caso, se anche in questa situazione, Minelli ha scelto di utilizzare una macchina analogica di grande formato che richiede un approccio più meditato e dei tempi più lunghi rispetto alle macchine agili e leggere normalmente utilizzate dai fotoreporter in questi contesti. Rimanendo fedele alla propria impostazione, per cui la fotografia è prima di tutto un modo per scandagliare e capire la realtà che ci circonda, Minelli ha così deciso di trasformare questo viaggio in un’occasione per riflettere sulle emergenze del nostro tempo a partire dalla realtà climatica e geologica di questo territorio così estremo da tutti i punti di vista. I tratti più caratteristici della parte centrale della cordigliera andina sono da un lato la sua geologia singolare e imponente che risale al tardo Mesozoico, fatta di vulcani, di profonde vallate e di ampi altopiani, e, dall’altro, il clima particolarmente arido e secco, che raggiunge il suo apice nell’area del deserto di Atacama, il deserto più antico e arido di tutto il pianeta, dove in media le precipitazioni raggiungono a malapena i due mm. annui e dove, in alcune zone, la pioggia arriva anche solo una o due volte ogni dieci anni. In un luogo già così estremo dal punto di vista climatico, gli effetti del surris- caldamento terrestre potrebbero risultare a prima vista meno evidenti che altrove, ma sono in realtà ancora più drammatici, perché finiscono per rendere impossibile anche quelle sparute e fragili forme di vita che vi si sono conservate da milioni di anni. Le forme di vita presenti in questa parte della Cordigliera sono infatti possibili unicamente grazie alle precipitazioni, anche a carattere nevoso, che seppur scarse, danno origine ai corsi d’acqua, quasi sempre intermittenti e ai bacini salmastri più o meno grandi che si trovano sia in superficie che nel sottosuolo. Tuttavia, la progressiva rarefazione delle precipitazioni avvenuta negli ultimi decenni sta mettendo a dura prova questo ecosistema così come quello di tutta la catena andina.