APERTURA
DOMENICA 21 settembre 2025 h 11-13
Fino al 16 novembre 2025

Mese Svizzero per la Fotografie 2025
ENTRATA LIBERA
(da Via Gruetli)
F-1386 N-1387
Cinquant’anni fa, un treno percorreva la lunga tratta che univa il Sud Italia alla Svizzera. Su quei vagoni viaggiavano lavoratori stagionali italiani, per lo più uomini, diretti verso impieghi temporanei oltre le Alpi. Erano anni di profonde trasformazioni sociali e politiche, segnati da un delicato equilibrio tra esigenze economiche e forti sentimenti di diffidenza verso gli stranieri.
In quegli anni, in Svizzera, la figura politica di James Schwarzenbach divenne emblematica per la sua campagna contro l’“Überfremdung”, un termine polemico con cui denunciava una presunta invasione da parte degli stranieri. Il politico promosse alcuni referendum popolari, tra cui quello più noto del 1970, che proponeva di limitare drasticamente la quota di stranieri. Sebbene queste iniziative vennero respinte dal voto popolare, contribuirono a creare un clima di forte tensione sociale e a rafforzare le politiche restrittive verso l’immigrazione. Attraverso il sistema dei contingenti e normative rigide, i lavoratori italiani potevano restare in Svizzera per un massimo di nove mesi l’anno, con diritti limitati e spesso separati dalle proprie famiglie.
Questa mostra fotografica si concentra su due luoghi emblematici di questo movimento umano e sociale: la provincia di Taranto, nel cuore del Sud Italia, da cui molti di questi lavoratori stagionali partivano, e Locarno, in Svizzera, dove molti di loro si stabilivano temporaneamente. Non si tratta però di ritratti o volti, ma di spazi e architetture, di scorci urbani e rurali, di edifici e paesaggi che custodiscono tracce silenziose di quelle storie.
Le fotografie qui raccolte rivelano luoghi e memorie architettoniche di un fenomeno che ha segnato profondamente la vita di migliaia di persone. Sono immagini che parlano di partenze difficili, di distanze da colmare, di vite sospese tra radici e futuro. Le geometrie degli edifici, il degrado degli spazi abbandonati, i dettagli di un paesaggio che sembra immobile raccontano la fatica, la speranza e il sacrificio di un’esistenza in bilico.
Le fotografie non raccontano attraverso le espressioni umane, ma attraverso gli spazi: edifici, scorci, luoghi di partenza e di arrivo. È attraverso queste immagini che la mostra invita a riflettere su un capitolo spesso trascurato della storia europea del lavoro e della migrazione: una narrazione di partenze forzate e di ritorni incerti, che non appartiene solo al passato, ma si rinnova drammaticamente nel presente. L’immigrazione, e il rifiuto o la paura che spesso suscita, restano oggi al centro di tensioni politiche e culturali che attraversano l’Europa e non solo. In assenza di volti, sono i luoghi stessi a farsi testimoni: paesaggi e architetture che hanno assistito a partenze silenziose, a speranze trattenute, a battaglie quotidiane vissute ai margini.
Nessuna celebrazione retorica, nessuna idealizzazione: solo la testimonianza visiva di un passato che riflette questioni ancora estremamente attuali, un invito a osservare con attenzione e rispetto ciò che resta, perché da queste tracce possa nascere una consapevolezza più profonda sulle dinamiche sociali e culturali legate all’immigrazione oggi.
Fabio Tasca, Milano (I) 1965
Laureato in filologia slava. Svolge la propria professione di traduttore e fotografo a Como.
Giuseppe Chietera, Schmerikon (CH) 1966
Diplomato in fotografia presso il c.f.p. R. Bauer di Milano. Vive e lavora a Locarno.
Iniziano il loro percorso di collaborazione nel 2014, in occasione di due mostre nell’ambito di un programma di scambi binazionali promosso dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia.
Lavorano in parallelo, anche se in completa autonomia, sul tema del paesaggio, impegnati spesso sullo stesso territorio o su territori che da diversi punti di vista presentano caratteristiche simili, impostando la loro ricerca secondo un metodo che può essere definito topografico, un approccio distaccato e non spettacolare rispetto ai soggetti della loro indagine.
Hanno pubblicato libri fotografici, partecipato a progetti espositivi collettivi e personali e condotto interventi didattici.
Le loro opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private.
Fabio Tasca pagina in lavorazione
Giuseppe Chieterapagina in lavorazione