METAFOTOGRAFIA 2 – Le mutazioni delle immagini

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September 2020
Edition of 350
Softcover

Designed by CH-RO-MO
Texts by Mauro Zanchi / Sara Benaglia / Giangavino Pazzola / Carlo Sala

Metafotografia 2: Le mutazioni delle immagini

Con opere di Fabrizio Bellomo, Claudio Beorchia, Federico Clavarino, Ezio D’Agostino,
Discipula ( Mirko Smerdel, Marco Paltrinieri , Tommaso Tanini), Teresa Giannico, IOCOSE ( Matteo Cremonesi, Filippo Cuttica, Davide Prati, Paolo Ruffino), Silvia Mariotti, Luca Massaro, Filippo Minelli, Francesco Pozzato, Alessandro Sambini, Emilio Vavarella.

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METAFOTOGRAFIA(2).
LE MUTAZIONI DELLE IMMAGINI

Metafotografia non è un movimento artistico. Non è nemmeno una forma tardiva di avanguardia. Essendo un nome proprio, un’etichetta, farebbe pensare a un pensiero univoco, a un desiderio di affermare una certa verità o modalità di pensiero di un gruppo di artisti. Ma non è questo un tentativo scomposto di approssimare le peculiarità di alcun*.

Metafotografia è il nome che abbiamo dato ad un processo aperto, ad una ricerca iniziata nell’ambito della fotografia italiana a cavallo tra il primo e il secondo decennio del Duemila.

Non abbiamo scritto un manifesto per dire che cosa sia la Metafotografia, perché un manifesto non esiste e non può essere scritto. Sarebbe una generalizzazione approssimativa e un’operazione incoerente col tempo presente. Abbiamo deciso, invece, di aprire un dialogo con ciascun artista, al fine di dare voce a ognuno/a, evitando di sovrascrivere, sovra-determinare.

Metafotografia non è guidata da un processo lineare, ma ad espansione. In questo lavoro abbiamo portato i nostri dubbi, le nostre curiosità di ricerca e lettura e le abbiamo condivise con gli artisti, che le hanno accolte, rifratte, rifiutate.

Ciò che ci ha spinti in questa direzione esplorativa è la distinzione disciplinare tra fotografia ed arti visive, per cui abbiamo voluto dare spazio a quelle ricerche che rendono sempre meno netto questo confine. Sintetizzare ciò che abbiamo trovato mi risulta impossibile.

Le interviste sono il risultato di un confronto nato dallo studio dell’opera di ognuno ma che ha portato anche ad un altrove. Per me quello contenuto nelle risposte è materiale vivo, perché nella scrittura possono essere inglobati errori grammaticali o di battitura, modi di dire, inflessioni dialettali, slanci emozionali o critici, provocazioni. Dettagli che, seppur collaterali rispetto all’oggetto di indagine, fanno respirare questo progetto e ne fanno una composizione irriducibile.

Forse uno dei fili comuni nelle interviste di Metafotografia è la relazione dell’essere umano con la macchina, soprattutto per quanto riguarda il suo potere d’indagine, nella Società Tecnologica (Jacques Ellul, The Technological Society, New York 1964.): abbiamo raccolto insieme le tracce per mostrare che la tecnologia non è al servizio dell’uomo ma che piuttosto è pronta a rovesciare tutto ciò che impedisce la logica interna del suo sviluppo, inclusa la medesima umanità. Ma sarebbe, di nuovo, una riduzione di ciò che è Metafotografia.

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