© Francine Mury –  Beijing-Jingdezhen 2018 – #01v
inkjet print su carta Murakumo 42grm2
cm 35×35 ed 1/1

IERI. OGGI. SULLA SOGLIA
Francine Mury

apertura 

DOMENICA 17 settembre 2023
ore 11.00 – 17.00
in presenza dell’autrice
Fino al 12 novembre 2023

testi presentazione
Domenico Lucchini
Nathalie Herschdorfer

Nathalie Herschdorfer
in dialogo con
Francine Mury
sabato 14 ottobre 2023 ore 16.30

OPUS SPATIUM 4
Libro d’artista stampato in 50 copie
pubblicato
in occasione della mostra


ENTRATA LIBERA

Per la prima mostra della stagione 2023-2024, la galleria apre con una selezione di lavori che Francine Mury, artista romanda, ticinese di adozione, ha realizzato con medium differenti durante diversi viaggi in Cina.
La serie di 23 fotografie scattate da Francine attraverso il finestrino sporco e bagnato di pioggia di un treno che viaggia veloce nel paesaggio cinese, sono stampate su carta  Murakumo in edizione unica.
A questa serie si confrontano con la stessa cromia 15 opere in china realizzate nel 2020 su carta bambù.
Principalmente artista pittrice, Francine utilizza sporadicamente il mezzo fotografico che in questa mostra, come sottolinea nel suo testo Nathalie Herschdorfer, “mette in discussione il visibile.”

vedi orari di apertura
IERI. OGGI. SULLA SOGLIA.
Francine Mury
prolungata fino al 18 novembre 2023FinissageSabato 18 novembre 2023in presenza dell'artistaore 11-13 con aperitivo
© Francine Mury – Beijing-Jingdezhen 2018 – #02
inkjet print su carta Murakumo 42grm2
cm 30×30 Immagine 25×25  ed 1/1
 
© Francine Mury –  Beijing-Jingdezhen 2018 – #10
inkjet print su carta Murakumo 42grm2
cm 30×30 – ed 1/1
 
© Francine Mury –  Beijing-Jingdezhen 2018 – #03
inkjet print su carta Murakumo 42grm2
cm 30×30 Immagine 25×25  ed 1/1
© Francine Mury – Beijing-Jingdezhen 2018 – #19
inkjet print su carta Murakumo 42grm2
cm 35×35 ed 1/1
© Francine Mury –  #5276 – 2020
china su carta bambú cm 35×35 
© Francine Mury –  #5269 – 2020
china su carta bambú cm 35×35 

Le fotografie di Francine Mury
fra dionisiaco e apollineo
Domenico Lucchini

La carta è una delle grandi invenzioni della Cina e per oltre 2000 anni ne ha veicolato la storia artistica politica e spirituale. Attraverso la pittura e la calligrafia si sono espresse nei secoli le singolari aspirazioni e le visioni del popolo cinese. Il pensiero e lo stile di vita influiscono sul modo di osservare il mondo, e la dimensione metafisica propria della cultura cinese si è espressa in immagini in bianco e nero su carta; un po’ come nelle opere fotografiche di questa serie presentata alla galleria Consarc.
La carta cinese infatti è usata anche per le stampe fotografiche come nel caso di questo ultimo lavoro di Francine Mury che ha viaggiato in Cina, più volte, nel 2017, 2018 e 2019.
La carta usata nell’arte della calligrafia o della pittura non è un semplice supporto amorfo sul quale si stende di inchiostro ma è un importante elemento con cui si deve imparare a dialogare. La carta è una materia che si potrebbe quasi definire viva, dotata di caratteristiche particolari, la cui superficie partecipa alla definizione dell’opera in modo determinante.
Bisogna conoscere l’assorbenza e saperne apprezzare il colore e la consistenza per abbinarvi l’inchiostro o la stampa più adatti.
Il risultato visivo trasmette un’esperienza che scopriamo a poco a poco a partire dalla texture della carta attraverso la materia viva delle fotografie fino alla creazione dell’opera con inchiostro e pennelli in una sorta di trasmutazione , mi verrebbe da dire nietzscheiana, dal dionisiaco all’apollineo.
Dal treno di alta velocità dove ha viaggiato dal nord verso il sud della Cina, Francine Mury ha scattato delle fotografie dalla finestra.
Questi treni che viaggiano al di fuori delle consuete infrastrutture delle città, costituiscono una rete che attraversa il paese da dove si vedono risaie, qualche costruzione, colline. Dalla finestra bagnata le gocce d’acqua della pioggia, per effetto della velocità, segnano scie come fossero lacrime. Gli scatti immortalano immagini di paesaggi immersi nella nebbia primaverile, e ricordano il senso della pittura cinese classica paesaggistica.
La fotografia per Francine Mury è sempre stato un mezzo che l’accompagna nella sua ricerca artistica, per esempio nel 2016 durante il suo soggiorno a la Cité internationale des Arts di Parigi, dove ha realizzato la serie fotografica sulla “flânerie”; delle passeggiate quotidiane con la macchina fotografica nella città, vagando senza meta, osservando ogni minima cosa vivente: un bambino, un cane, il fiume, gli alberi, le case e i muri segnati del tempo.
In questa nuova serie cinese, si rivela forse ancor più l’ispirazione profonda che ha animato Francine Mury, la consapevolezza che si è delineata alla fine della sua esplorazione parigina: un sentimento di “pietas” ma nel contempo uno sguardo non solo appassionato, ma accurato e lucido, che reperisce, raccoglie ed evidenzia le ossidazioni, i grumi che la sofferenza e il dolore anonimo della quotidianità umana e sociale depositano sulle cose e le strutture, gli orpelli spensierati e gioiosi ma insieme aulici e monumentali di un paesaggio senza fine.


Forme fotografiche:
una nuova interrogazione del visibile
Nathalie Herschdorfer

La fotografia fa parte di ogni momento della nostra vita. Onnipresente nella nostra vita quotidiana, è costantemente nelle nostre mani – sullo schermo più che sulla carta. La macchina fotografica stessa è diventata un’estensione di noi stessi. Ci permette di comunicare con chiunque nel mondo, attraverso tutte le generazioni e le culture.
Così, da oltre 180 anni, abbiamo imparato a percepire il mondo in modo “fotografico”. Tutto viene fotografato: paesaggi, persone, case, oggetti, guerre, feste, ricordi. Dalla comodità del nostro divano, le immagini ci arrivano dai quattro angoli del mondo. Il fenomeno è addirittura in crescita: ogni giorno vengono scambiate tre miliardi di immagini su Internet.
Può quindi sembrare sorprendente scoprire l’uso della fotografia da parte di Francine Mury. Da oltre 40 anni, l’artista esprime la sua visione del mondo con il pennello. Per i pittori, l’immagine appare attraverso il movimento della mano. I pigmenti vengono applicati delicatamente fino a formare un’immagine.
Il processo non è istantaneo: l’immagine prende forma poco a poco, coprendo gradualmente la carta o la tela. I dipinti e i disegni sono spesso creati nello studio dell’artista. Non è necessario trovarsi all’aperto per raffigurare un paesaggio, non è necessario trovarsi di fronte a un oggetto per portarlo sulla tela. La realizzazione dell’immagine è molto diversa con la fotografia. La mano del fotografo si limita a premere il pulsante di scatto. L’immagine viene prodotta in una frazione di secondo.
L’occhio, naturalmente, svolge un ruolo fondamentale – il fotografo guarda attraverso il mirino o lo schermo per scegliere l’inquadratura – ma è distinto dall’occhio, che detta la mano del pittore e gli dice quando il dipinto è finito, quando la mano deve fermarsi. Spesso il pittore completa il suo apprendistato con il know-how tecnico, mentre il fotografo può, se lo desidera, inviare le sue immagini al laboratorio per la (ri)produzione. In questo modo, l’immagine fotografica prende forma seguendo un percorso e un tempo di produzione diversi da quelli del disegno o della pittura.
Nel XXI secolo, mentre milioni di immagini scorrono sui nostri schermi, i musei d’arte stanno aumentando il numero di mostre fotografiche, dimostrando quanto la fotografia stia contribuendo a plasmare il nostro immaginario. 120 anni fa, attraverso le loro mostre, i pittorialisti cercavano di dimostrare che le immagini fotografiche non erano una semplice traduzione della realtà, ma offrivano una visione artistica del mondo. Oggi la tecnologia digitale ha fugato ogni dubbio su questo punto. Facilmente maneggiabile, la fotografia è uno strumento utilizzato da molti pittori. Era già il caso di Gauguin e Degas. Ma se Francine Mury si interessa a questo mezzo, non è per scopi documentaristici, bensì per esplorare nuove forme artistiche. Con questa serie, che rientra nel genere del paesaggio tradizionale, l’artista sperimenta un nuovo strumento.
Andando controcorrente rispetto a una fotografia che cerca di rendere visibile, la sua attenzione si concentra su paesaggi che scivolano via davanti a lei.
Dal treno che la porta ad attraversare la Cina ad alta velocità, dirige il suo obiettivo su scene che potrebbero essere considerate banali o non “fotogeniche”. L’artista si rende presto conto che le sue immagini sono sfocate a causa dello sporco sul finestrino e della velocità del treno: un inconveniente che lei sfrutta a suo vantaggio. In questo caso, la fotografia non viene utilizzata per documentare la realtà, ma per mettere in discussione il visibile. Nella fotografia, c’è il tempo dello scatto e quello della produzione della stampa. Se oggi la nostra esperienza delle fotografie avviene attraverso lo schermo, la fluidità delle immagini digitali incoraggia sempre più artisti a interessarsi alla materialità dell’immagine. È il caso di Francine Mury, il cui lavoro fotografico segue le orme dei pittorialisti, che privilegiavano la sfocatura rispetto alla nitidezza e sperimentavano diversi processi di pigmento per ottenere effetti pittorici. Le fotografie qui esposte – che l’artista voleva fossero monocromatiche – sono stampate su carta di riso anziché su carta fotografica. Giocando con le forme e le texture, rielaborando i contrasti e privilegiando l’astrazione, Francine Mury si avventura in un nuovo percorso artistico che le permette, come per i suoi dipinti, di offuscare lo sguardo dello spettatore, sempre con l’obiettivo di mettere in discussione il visibile.