9 05, 2025

Panorama-p

2025-06-11T15:15:44+02:00

PANORAMA
Selezione di opere dalla collezione della galleria.
Ed Ruscha (USA 1937), Richard Misrach (USA 1949),
Edward Burtinsky (CA 1955), Toshio Shibata (JP 1949),
Eugene O. Goldbeck (USA 1892-1986), Gabriele Basilico (I 1944-2013),
Wilhelm Schürmann (D 1946), Massimo Vitali (I 1944)
Aperta dal 7 maggio 2025
FINISSAGE
Domenica 15 giugno 2025
Ore 11-15
La mostra rimarrà allestita e visitabile fino al 25 luglio 2025
annunciandosi telefonicamente al nr +41916837949
ENTRATA LIBERA
da Via Gruetli
Da sempre l’uomo ha cercato di catturare l’immensità del mondo in un solo sguardo. Il panorama, nella sua essenza, è più di una veduta: è un’aspirazione, un tentativo di contenere l’infinito dentro i limiti di una cornice. Questa mostra riunisce una serie di esempi che, per quanto parziale, indica come la fotografia abbia ereditato e trasformato questa sfida, ripercorrendo una storia che affonda le radici nell’arte, nella cartografia e nel desiderio di dominare visivamente lo spazio.
In pittura il panorama è stato per secoli un esercizio di potere e di meraviglia.  I primi esempi di raffigurazione di paesaggio indipendente da altri soggetti datano intorno al 1500. I grandi paesaggi del Rinascimento, (vedi Canaletto 1697-1768) con le loro prospettive studiate, celebravano l’armonia tra uomo e natura, mentre i pittori dell’Ottocento (vedi Turner 1775-1851) lo trasformavano in un’esperienza emotiva, dove l’orizzonte diventava simbolo del sublime.
Con la fotografia arriva una nuova possibilità: fissare il reale non come lo si immagina, ma come lo si incontra.
Eppure, anche nella fotografia, il panorama non è mai stato semplice documentazione. È stato mappa e mito, celebrazione e denuncia. Ha mostrato città in espansione, deserti silenziosi, territori modificati dall’industria, orizzonti che sembravano promettere un altrove. Alcuni lo hanno usato per esaltare l’ordine umano, altri per rivelarne le conseguenze. In ogni caso, ciò che emerge è una tensione costante tra controllo e caos, tra precisione e poesia.
Le opere qui selezionate esplorano queste polarità. Ci sono panorami che sembrano misurarsi con la pittura, altri che sfidano la percezione, altri ancora che trasformano il paesaggio in un archivio del tempo.
Oggi, nell’epoca di Google Earth e dei satelliti, il panorama fotografico non ha perso la sua forza. Al contrario: è diventato un modo per interrogarci sul nostro posto nel mondo, tra ciò che mostriamo, ciò che nascondiamo e ciò che non vedremo mai abbastanza.
Perché, oggi più che mai, guardare un panorama significa fare i conti con una domanda antica: cosa vediamo davvero quando abbracciamo l’orizzonte con lo sguardo? E cosa, invece, resta sempre fuori campo.

Rooftops Series 1961
4 Silver gelatin prints 2004    Ed 23/35
Each signed and dated with pencil on verso “Ed Ruscha 1961-2004”
4 x cm 64.3×64.3 in cornici originali
Richard Misrach (USA 1949)    Golden Gate, 29.12.1998, 7.31 am, 1998
signed in front  –  chromogenic color print, 
20 x 24 inches [50.8 x 61 cm]   Ed. 2/25
Richard Misrach (USA 1949) – Golden Gate, 15.06.98, 5.48 pm, 1998
signed in front chromogenic color print,
20 x 24 inches [50.8 x 61 cm] 
Ed. 19/25
Makrana Marble Quarries #12, Rajasthan, India, 2000
Stampa inkjet su carta cotone  cm 76 x 97 / 86.5 x 118      Ed. 4/12

Mines # 13  –  Inco-Abandoned Mine Shaft Crean Hill Mine, Sudbury, Ontario 1984       
Stampa chromogenica montata su foamcore cm 45 x 56        Ed. 2/15
Kuroiso City, Tochigi Prefecture (1989)
Gelatin silver print cm 81×101 – Timbro e firma sul retro  – Ed 5/10

Yunotani Village, Niigata Prefecture 1989
Stampa ai Sali d’argento cm 50.5×60.6  –  Timbro e fima sul retro
In cornice originale   –    Ed. 20/25

Lüttich (Liège), Herstal, 1978
Stampa su carta baritata ai sali d’argento cm 23 x 32.5
Firma a matita luogo e anno su retro  –  NN.

Lüttich (Liège), Herstal, 1977
Stampa su carta baritata ai sali d’argento cm 23 x 32.5
Firma a matita luogo e anno su retro  –  NN.

Lüttich (Liège), Herstal, 1978
Stampa su carta baritata ai sali d’argento cm 23.5 x 29.3
Firma a matita luogo e anno su retro  –  NN.

The Great Pyramids Sphinx – Cairo, Egypt – 1971
stampa ai Sali d’argento cm 22.8×103.2/25.2×107.5  –  Timbro e firma sul retro e sul fronte    NN.
The Great Wall of China – 1982
Stampa su carta RC colori  cm 22×130.8/23.7×132  –  timbro e firma sul retro e sul fronte   NN.

The Long Hidden City of The Incas – Machu Picchu, Peru 1972
Stampa baritata ai Sali d’argento cm 23.3×141/25.4×146 – Timbro e firma sul retro e sul fronte   NN.

Red Square and the Kremlin1967
Stampa baritata ai Sali d’argento cm 22.7×149.5/25.5×152.8
Timbro e firma sul retro – NN.

Dunkerque, Francia, 1984 / 1996
Prova di stampa su carta baritata ai Sali d’argento cm 70×90  (1998)
Con timbro a secco e firma a matita sul retro.   NN.

Rue El Maarad, Beirut Libano 1991 / 1996
Prova di stampa su carta baritata ai Sali d’argento cm 63×80 –  1998
Con timbro a secco e firma a matita sul retro.    NN.

Rue Gouraud, Beirut Libano
1991 / 1996

Prova di stampa su carta baritata ai Sali d’argento cm 63×80
Con timbro a secco e firma a matita sul retro.
NN.

Vista del porto, Beirut, Libano 1991
Prova di stampa su carta baritata ai Sali d’argento cm 80×100
Con timbro a secco e firma a matita sul retro.  NN.

Leporello 2020
16 immagini di cm 33.5 x 45  –  stampa digitale  su carta tatami white grm 250
edizione limitata a 200 copie (+50 ap)  –  incluso mini leporello di cm  15×11
 
Biografie
da Wikipedia
Edward Joseph Ruscha è nato in una famiglia cattolica a Omaha in Nebraska nel 1937. Sin da ragazzo mostrò interesse per l’arte. Visse per 15 anni a Oklahoma City e poi si trasferì a Los Angeles dove studiò dal 1956 al 1960 presso il Chouinard Art Institute (ora conosciuto come il California Institute of the Arts)[1]. Dopo la laurea, incominciò a lavorare come impaginatore per l’agenzia pubblicitaria Carson-Roberts di Los Angeles
Agli inizi del 1960 egli era già noto per i suoi dipinti, collage e fotografie, e per la sua adesione al gruppo Ferus Gallery, che comprendeva anche altri artisti come: John AltoonJohn McCrackenRobert IrwinLarry BellKen Price ed Edward Kienholz. Dal 1965 al 1969 ha lavorato come impaginatore per la rivista “Artforum” sotto lo pseudonimo di “Eddie Russia”. Nel 1969 ha insegnato presso la UCLA come visiting professor. Nel 1973 fece la sua prima personale alla galleria di Leo Castelli a New York. Fu anche un grande un amico del chitarrista Mason Williams e il famoso muralista Kent Twitchell nel 1978 dipinse un murale in suo onore intitolato il monumento di Ed Ruscha.
Nel 2006 è stato nominato fiduciario del Museo di Arte Contemporanea (MoCA) a Los Angeles insieme con Susan Gersh e David Johnson.
Pop art

Nel 1962 il lavoro di Ruscha è stato incluso, insieme con Roy LichtensteinAndy WarholRobert DowdPhillip HeffertonJoe GoodeJim Dine, e Wayne Thiebaud, nella storica mostra New Painting of Common Objects (Nuova Pittura di oggetti comuni), curata da Walter Hopps al Museo d’Arte di Pasadena. Questa mostra è storicamente considerata una delle prime manifestazioni di “Pop art” in America.
Lavori
Tutti i suoi lavori, sono spesso collegati con il movimento della Pop art.

Ancora studente rimase colpito dai lavori di Jasper Johns che contribuirono a spostare i suoi interessi dalla grafica alla pittura. Fu anche influenzato da Arthur Dove e Marcel Duchamp. In un tour nel 1961 in Europa ebbe modo di apprezzare anche i lavori di Robert Rauschenberg. Alcuni critici sostengonono che nelle sue opere sia rinvenibile anche l’influenza di Edward Hopper. In ogni caso è Ruscha stesso a offrire una sua definizione di arte: “L’arte deve essere qualcosa che ti fa grattare la testa”.
Anche se Ruscha lo nega nelle interviste, il vernacolo di Los Angeles e i paesaggi del sud della California sono stati fonti di ispirazione tematica e stilistica per gran parte dei suoi lavori, molte sue opere lo testimoniano inequivocabilmente.[senza fonte]
Le sue opere evidenziano anche un interesse per la cultura popolare e per la grafica commerciale che continuerà a influenzare il suo operato. Parole e frasi sono ricorrenti nei suoi dipinti, la ricerca lo ha spinto anche all’uso di un’ampia gamma di materiali tra i quali polvere da sparosanguesucchi di frutta e verduragrasso e macchie d’erba. Dal 1980 ha inoltre incominciato a comporre opere che contenevano motivi di luce dai titoli bizzarri che venivano proiettate in stanze vuote.
Richard Misrach (nato nel 1949) è un fotografo americano. Ha fotografato i deserti dell’Ovest americano e ha portato avanti progetti che documentano i cambiamenti nell’ambiente naturale causati da vari fattori artificiali come l’espansione urbana , il turismo , l’industrializzazione , le inondazioni, gli incendi, la produzione petrolchimica e i test di esplosivi e armi nucleari da parte dei militari. La curatrice Anne Wilkes Tucker scrive che la pratica di Misrach è stata “guidata [da] questioni di estetica , politica , ecologia e sociologia“. In un’intervista del 2011, Misrach ha osservato: “La mia carriera, in un certo senso, è stata quella di navigare tra questi due estremi: quello politico e quello estetico”.
Descrivendo la sua filosofia, Tracey Taylor del New York Times scrive che “le immagini [di Misrach] sono per la documentazione storica, non per un reportage”. David Littlejohn del Wall Street Journal ha definito Misrach “il fotografo più interessante e originale della sua generazione”. Littlejohn ha notato il lavoro di Misrach in un formato a colori su larga scala che sfidava le precedenti aspettative della fotografia artistica.
Edward Burtinsky (CA 1955)
Nato nel 1955 a St. Catharines, Ontario, ha studiato al Ryerson Polytechnic University, dove si è diplomato in arti grafiche, e al Niagara College, dove ha ottenuto una laurea in arti grafiche. Fotografo tra i più importanti del mondo[1], sue opere sono esposte in musei, collezioni e libri. Un suo tema importante è quello della distruzione dell’ambiente da parte dell’uomo, esposto nel film da lui diretto Antropocene – L’epoca umana. Nel documentario vengono presentati 43 tra i peggiori disastri ambientali del mondo, tra i quali uno in Italia: la devastazione delle Alpi Apuane, nel nord della Toscana, causata dall’estrazione intensiva del marmo, oggi impiegato in larga parte per ricavare carbonato di calcio.
Toshio Shibata  (J 1949)
Fotografo giapponese noto per le sue fotografie di grande formato di grandi opere di ingegneria civile in paesaggi disabitati.
Shibata è nato a Tokyo . Si è laureato alla Tokyo University of the Arts con una laurea triennale nel 1972 e un master in belle arti nel 1974, dedicandosi principalmente alla pittura. Shibata ha ricevuto una borsa di studio dal Ministero dell’Istruzione belga per studiare alla Royal Academy di Gand, in Belgio, dal 1975 al 1977, e in questo periodo ha iniziato a studiare fotografia. Ha tenuto la sua prima mostra personale di fotografia nel 1979 e da allora ha esposto con grande frequenza; dal 1987 insegna anche fotografia a Tokyo.
Wilhelm Schürmann (nato nel 1946 a Dortmund ) è un fotografo tedesco , ex fotoreporter , poi professore di fotografia. È anche un collezionista di arte contemporanea riconosciuto a livello internazionale curatore , e ha gestito la sua galleria fotografica negli anni ’70, quando la fotografia artistica non era ancora generalmente accettata in Germania.  Ha realizzato mostre personali con le sue opere, tra le altre. a Parigi, Vienna, Salisburgo, Brema, Hannover, Colonia e Francoforte sul Meno. Le sue opere si trovano al Museum of Modern Art di New York , al Getty Museum , alla Ludwig Collection e al Museum Folkwang.
I suoi genitori gestivano un negozio di giocattoli a Dortmund -Lütgendortmund . Frequentò il liceo umanistico nella vicina Bochum . Fin da adolescente, la fotografia era la sua occupazione principale. Tuttavia, poiché sia ​​lui che i suoi genitori consideravano un’esistenza artistica senza speranza, dopo il diploma di scuola superiore iniziò a studiare chimica alla RWTH Aachen University , che completò nel 1971. D’altro canto, poiché non riusciva a immaginare di rinunciare alla sovranità del suo tempo per un posto come chimico in un’azienda, non lavorò mai come chimico. Ha invece trasformato il suo hobby, la fotografia, in una professione freelance , fornendo foto per l’ Aachener Zeitung e altri organi di stampa. Già durante gli studi aveva partecipato ad alcuni concorsi e vinto premi di fotografia.
Alla fine del 1973 aprì insieme al suo amico fotografo ed economista Rudolf Kicken la propria “Photogalerie Lichttropfen” nella Kockerellstraße di Aquisgrana . A quei tempi non esisteva alcun mercato per l’arte fotografica. Entrambi furono pionieri nel rendere per la prima volta l’arte fotografica visibile ai curatori dei musei. Nel 1975 parteciparono per la prima volta alla fiera d’arte di Colonia Art Cologne e nel 1976 esposero per la prima volta anche ad Art Basel . Alla fine del 1977 lasciò la galleria perché scoprì la propria mentalità collezionistica.
Dal 1972 al 1976 ha insegnato fotografia presso l’istituto di architettura dell’Università RWTH di Aquisgrana . Sebbene avesse studiato chimica, nel 1979 gli fu assegnato un incarico di insegnamento presso il dipartimento di design dell’Università di Scienze Applicate di Aquisgrana e dal 1981 una vera e propria cattedra di fotografia, che mantenne fino al suo pensionamento nel 2011. Il punto di partenza fu l’assegnazione del Premio degli Artisti della Città di Aquisgrana nel 1978.
Conobbe sua moglie Gaby al liceo di Bochum. Condivide la sua passione per le immagini artistiche ed è altrettanto coinvolta nelle sue attività di collezionista d’arte. La coppia vive nella propria casa a Herzogenrath – Kholscheid, vicino ad Aquisgrana.
Eugene O. Goldbeck (USA 1982-1986)
Nato nel 1892 da Benno T. Goldbeck (1855-1916) e Ida Schultz (1869-1975), entrambi tedeschi-americani di prima generazione, Eugene Omar Goldbeck fu un fotografo commerciale la cui carriera coprì gran parte del XX secolo. San Antonio, in Texas, fu sia la sua città natale che la sede centrale della sua attività, che in seguito chiamò National Photo and News Service.
Goldbeck decise di intraprendere la carriera di fotografo nel 1901 dopo aver immortalato il presidente William McKinley durante una parata locale. Acquistò una macchina fotografica e iniziò a scattare ritratti di compagni di liceo e a lavorare come freelance per i giornali cittadini. Dopo essersi laureato nel 1910, viaggiò per gli Stati Uniti occidentali e in Sud America scattando foto “rapite”: fotografie improvvisate di soggetti e successivamente messe in vendita. In questo periodo acquistò una macchina fotografica Cirkut e iniziò a specializzarsi in grandi ritratti panoramici di gruppo.
Goldbeck prestò servizio nella Prima Guerra Mondiale, nella Divisione Fotografica della Sezione Aviazione del Signal Corps. Successivamente insegnò alla Signal Corps School of Photography della Columbia University di New York. A New York conobbe Marcella Fox, che sposò nel 1919. Tornò poi a San Antonio e, dopo una breve esperienza con la Fox Photo, fondò la propria compagnia fotografica. Oltre a realizzare ritratti di gruppo panoramici, in particolare di personale militare, catturò eventi e scene sia locali che internazionali.
Goldbeck morì a San Antonio nel 1986.
Gabriele Basilico (I 1944-2013)
Esordisce alla fine degli anni sessanta con fotografie di indagine sociale.
Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano (1973), si dedica alla fotografia con continuità. Data agli anni 1978-1980 la sua prima ricerca importante – Milano. Ritratti di fabbriche – presentata nel 1983 al PAC (Padiglione d’arte contemporanea di Milano). Il primo incarico internazionale è del 1984, quando viene invitato a partecipare, unico italiano, alla Mission Photographique de la DATAR, l’importante progetto di documentazione delle trasformazioni del paesaggio contemporaneo voluto dal governo francese. Da questo lavoro nascono il libro e la mostra Bord de mer.
Dopo qualche anno, nel 1990, riceve a Parigi il “Prix Mois de la Photo” per la mostra e il libro Porti di Mare. Nel 1991 con un importante progetto sulla città di Beirut, devastata da una guerra civile durata quindici anni, la sua notorietà si sposta a un livello ancora più decisamente internazionale[3]. Un primo bilancio sul suo lavoro è oggetto della retrospettiva alla Fondazione Galleria Gottardo di Lugano nel 1994 e del volume L’esperienza dei luoghi. Fotografie 1978-1993.
Invitato alla Biennale di Venezia del 1996 con la mostra Sezioni del paesaggio italiano/Italy. Cross Sections of a Country, in collaborazione con Stefano Boeri, riceve il premio “Osella d’oro” per la fotografia di architettura contemporanea. Nel 1999 pubblica Interrupted City e Cityscapes, con oltre trecento immagini sulle città realizzate a partire dalla metà degli anni Ottanta, da cui seleziona una serie di fotografie per le esposizioni allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al CPF (Centro Portugues de Fotografia) di Porto, al MART (Museo d’Arte Moderna di Trento e Rovereto) di Trento, e al MAMBA (Museo de Arte Moderno) di Buenos Aires. Nel 2000 svolge un lavoro sull’area metropolitana di Berlino su invito del DAAD (Deutscher Akademischer Austausch Dienst) ed espone Milano, Berlin, Valencia all’ IVAM (Istituto Valenciano de Arte Moderno) di Valencia. Riceve inoltre il premio “I.N.U.” (Istituto Nazionale di Urbanistica) per il suo contributo alla documentazione dello spazio urbano contemporaneo.
Nel 2002 la GAM, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino gli dedica una retrospettiva, e nell’ambito di Photo España con il volume Berlin vince il premio per il miglior libro fotografico dell’anno. Nel 2003 partecipa alla V Biennale di Architettura e di Design di Sao Paulo con una mostra in collaborazione con Alvaro Siza, successivamente esposta alla Triennale di Milano e al PAN di Napoli.
Nel 2005 pubblica il libro Scattered City, raccolta di centosessanta immagini inedite di città d’Europa. Nel 2006 espone alla Fundação Calouste Gulbenkian di Lisboa e riceve un incarico di lavoro dal Nouveau Musée National de Monaco. In collaborazione con Amos Gitai realizza inoltre una video proiezione sulla città di Beirut. Nel 2006 pubblica il volume Photo Books 1978-2005, che raccoglie e illustra tutti i suoi libri personali e molti dei più importanti libri collettivi a cui ha preso parte. Lo stesso anno, in occasione di una grande retrospettiva alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi pubblica la monografia Appunti di un Viaggio/Carnet de travail 1969/2006. Nel 2007 espone al Palazzo della Ragione di Mantova, all’Ara Pacis di Roma, alla Fondazione Ragghianti di Lucca, alla Pinacoteca Provinciale di Bari.
È anche invitato alla Cinquantaduesima Esposizione d’Arte della Biennale di Venezia dove presenta fotografie della serie Beirut 1991. Sempre nel 2007 realizza una grande campagna fotografica sulla Silicon Valley su incarico del SFMoMA (San Francisco Museum of Modern Art) di San Francisco, dove espone nel 2008, pubblicando il volume Gabriele Basilico-Silicon Valley. Inoltre riceve dalla Fondazione Astroc di Madrid il “Premio Internazionale per la Fotografia di Architettura” ed espone in quella sede. La mostra è accompagnata dal volume Intercity. Nel 2008 realizza una ricerca sulla città di Roma, presentata al Palazzo delle Esposizioni con il libro Roma 2007. Lo stesso anno presenta una ricerca sulla trasformazione della città di Mosca vista dalle sette “Torri staliniane”, svolta in collaborazione con Umberto Zanetti, alla Cité de l’Architecture/Palais de Chaillot di Parigi. Il volume che raccoglie il lavoro si intitola Mosca verticale.
La sua ricerca va sempre più allargandosi alle grandi metropoli del mondo e nel 2010-2011 lavora su Istanbul, Shanghai, Rio de Janeiro, pubblicando nel 2010 Istanbul 05.10, nel 2011 Da Istanbul a Shanghai, sempre nel 2011 Basilico. Rio de Janeiro 2011. Nel 2012 partecipa alla XIII Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia con il progetto Common Pavilions, ideato da Adele Re Rebaudengo e realizzato in collaborazione con Diener & Diener Architekten, Basilea. Il libro Common Pavilions viene pubblicato nel 2013.
Basilico ha sempre intrecciato il suo instancabile lavoro fotografico sulla morfologia e le trasformazioni della città e del paesaggio contemporaneo con attività seminariali, lezioni, conferenze, riflessioni condotte anche attraverso la parola scritta. Il suo pensiero è stato raccolto e sintetizzato nel 2007 nel volume Gabriele Basilico. Architettura, città, visioni, a cura di Andrea Lissoni, mentre nel 2012 ha pubblicato Leggere le fotografie in dodici lezioni.
Dopo una grave malattia combattuta per circa un anno e mezzo, muore in un ospedale della sua città natale; viene tumulato nella cripta del Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Massimo Vitali è nato a Como, Italia, nel 1944. Si è trasferito a Londra dopo il liceo, dove ha studiato fotografia al London College of Printing.
All’inizio degli anni Sessanta inizia a lavorare come fotoreporter, collaborando con molte riviste e agenzie in Italia e in Europa. In questo periodo conosce Simon Guttmann, il fondatore dell’agenzia Report, che diventerà fondamentale per la crescita di Massimo come “Concerned Photographer”.
All’inizio degli anni Ottanta una crescente sfiducia nella convinzione che la fotografia avesse una capacità assoluta di riprodurre le sottigliezze della realtà ha portato a un cambiamento nel suo percorso professionale. Ha iniziato a lavorare come direttore della fotografia per la televisione e il cinema. Tuttavia, il suo rapporto con la macchina fotografica non è mai cessato e alla fine ha rivolto nuovamente la sua attenzione alla “fotografia come mezzo di ricerca artistica”.
La sua serie di panorami di spiagge italiane è iniziata alla luce dei drastici cambiamenti politici in Italia. Massimo iniziò a osservare con molta attenzione i suoi connazionali. Ha rappresentato una “visione igienizzata e compiacente della normalità italiana”, rivelando allo stesso tempo “le condizioni interne e i disturbi della normalità: la sua falsità cosmetica, allusioni sessuali, svago mercificato, senso di benessere illuso e conformismo rigido”. [Whitney Davis, “How to Make Analogies in a Digital Age” in October Magazine, Summer 2006, n.117, p.71-98.] Negli ultimi 30 anni ha sviluppato un nuovo approccio alla rappresentazione del mondo, illuminando l’apoteosi della Mandria, esprimendo e commentando attraverso le forme più intriganti e palpabili dell’arte contemporanea: la Fotografia.
Nel 1995 ha iniziato la Beach Series. (mostra presso CONSARC/GALLERIA 1995/96)
Vive e lavora a Lucca, in Italia.
DOMENICA 21 settembre 2025
ore 11-15
N-1387 / F-1386
con fotografie di
Fabio Tasca e Giuseppe Chietera
35 anniIl 29 giugno 1990
apriva la PRIMA mostra alla
CONSARC/GALLERIA
con fotografie di Max Huber.
Il prossimo 21 settembre 2025
apriremo la nostra 149esima
mostra dal titolo
la mostra rimarrà allestita e visitabile fino al 25 luglio 2025
annunciando telefonicamente la visita al nr +41916837949.
FINISSAGE DOMENICA 15 giugno 2025 h 11-15
Panorama-p2025-06-11T15:15:44+02:00
2 05, 2025

PANORAMA

2025-06-11T15:15:40+02:00

PANORAMA
Selezione di opere dalla collezione della galleria.
Ed Ruscha (USA 1937), Richard Misrach (USA 1949),
Edward Burtinsky (CA 1955), Toshio Shibata (JP 1949),
Eugene O. Goldbeck (USA 1892-1986), Gabriele Basilico (I 1944-2013),
Wilhelm Schürmann (D 1946), Massimo Vitali (I 1944)
aperta dal 7 maggio 2025
FINISSAGE
Domenica 15 giugno 2025
Ore 11-15
La mostra rimarrà allestita e visitabile fino al 25 luglio 2025
annunciandosi telefonicamente al nr +41916837949
ENTRATA LIBERA
da Via Gruetli
DOMENICA 21 settembre 2025
ore 11-15
N-1387 / F-1386
con fotografie di
Fabio Tasca e Giuseppe Chietera
35 anniIl 29 giugno 1990
apriva la PRIMA mostra alla
CONSARC/GALLERIA
con fotografie di Max Huber.
Il prossimo 21 settembre 2025
apriremo la nostra 149esima
mostra dal titolo
la mostra rimarrà allestita e visitabile fino al 25 luglio 2025
annunciando telefonicamente la visita al nr +41916837949.
FINISSAGE DOMENICA 15 giugno 2025 h 11-15

PANORAMA2025-06-11T15:15:40+02:00
4 10, 2024

Architetture silenziose

2024-10-22T16:24:43+02:00

ARCHITETTURE SILENZIOSE

Fotografia, architettura e industria

ARCHITETTURE SILENZIOSE

Fotografia, architettura e industriaSABATO 19 ottobre 2024 - H 17.00

ARCHITETTURE SILENZIOSE

Fotografia, architettura e industriaincontro con il contributo di
Endrio Ruggero, Tonatiuh Ambrosetti, Valeria Frei,
Luigi Trentin e Guido Giudici
SABATO 19 ottobre 2024 - H 17.00

incontro

ARCHITETTURE SILENZIOSE
Fotografia, architettura e industria

SABATO 19 ottobre 2024

ore 17.00

ENTRATA LIBERA
segue aperitivo

con i contributi di
Endrio Ruggiero 

Capoufficio, Ufficio dei Beni culturali, Canton Ticino
Tonatiuh Ambrosetti
fotografo e artista, professore titolare di fotografia presso l’ECAL di Losanna.

Ha fotografato il patrimonio industriale del Cantone Ticino.
Valeria Frei
storica dell’arte e dell’architettura, curatrice del libro
Ticino industriale. Una guida architettonica,
Edizioni Casagrande-Industriekultur, 2024 con il sostegno
di Ufficio dei Beni Culturali, Canton Ticino

Luigi Trentin
architetto e professore di geometria descrittiva presso
l’Accademia di Architettura di Mendrisio.
Guido Giudici
saluto e introduzione al tema dell’incontro

Il fascino del paesaggio industriale, con i suoi edifici tecnici e funzionali, ha avuto e ha tuttora un ruolo importante anche nella storia della fotografia e dell’architettura. A partire dal primo Novecento, e ancor più nella contemporaneità, la fotografia ha documentato, interpretato e sottolineato l’impatto delle architetture e degli impianti industriali sul territorio; ha contribuito a raccontare l’architettura e la vita delle fabbriche, cogliendo in modo critico o lirico momenti, volumi e dettagli.
La Galleria Consarc di Chiasso, pioniera nella valorizzazione della fotografia in Ticino, propone un incontro per approfondire il tema della rappresentazione fotografica di uno stabilimento industriale, nelle sue caratteristiche e nelle sue criticità. Spunto per questa discussione è l’uscita del volume Ticino Industriale – Una guida architettonica, Edizioni Casagrande – Industriekultur Schweiz, 2024 curata da Valeria Frei con fotografie di Tonatiuh Ambrosetti, e sostenuta dall’Ufficio dei beni culturali del Cantone Ticino. Nell’ambito di questa pubblicazione è stata effettuata una campagna fotografica ad hoc, che ha prodotto circa 300 fotografie di più di 150 oggetti, tra fabbriche e infrastrutture.
Grazie alla presenza del fotografo cercheremo di capire come dare voce a queste imponenti costruzioni, tanto presenti quanto silenziose. Con Luigi Trentin potremo poi declinare l’immagine seguendo un discorso storico e architettonico locale e non solo, inoltrandoci poi in una riflessione sul rapporto tra tecnica, architettura, arte e paesaggio.
© Tonatiuh Ambrosetti – Industriekultur – Ticino Industriale – 2024
Mulino di Bruzella, parte del Museo etnografico della Valle di Muggio, Cabbio
© Tonatiuh Ambrosetti – Industriekultur – Ticino Industriale – 2024
Dettaglio all’interno della “Cattedrale”, atelier di montaggio e riparazione
per le locomotive elettriche presso le Officine FFS di Bellinzona, costruito nel 1919 
©Tonatihu Ambrosetti –  Industriekultur – Ticino Industriale – 2024
Officina all’interno delle Ferriere Cattaneo di Giubiasco
© Tonatiuh Ambrosetti – Industriekultur  –  Ticino Industriale – 2024
La bella tettoia progettata da Robert Maillard

Architetture silenziose2024-10-22T16:24:43+02:00
15 09, 2024

LaPoeticaDellaluce-p

2024-09-17T17:29:35+02:00

 
© Alberto Flammer – # 16 – 1988 ed. n.n.
Dalla serie “Dal Libro Dei Morti Degli Antichi Egizi”

LA POETICA DELLA LUCE
Alberto Flammer

Apertura
DOMENICA
22 settembre 2024
ore 11.00 – 15.00
Fino al 10 novembre 2024

Portfolio “ALBERTO FLAMMER”
edizione limitata a 7 copie


Mese Svizzero della Fotografia 2024
www.swissphotomounth.com

Finissage
DOMENICA 10 novembre 2024
ore 11.00 – 15.00

ENTRATA LIBERA

Presso CONSARC/GALLERIA a Chiasso si apre domenica 22 settembre 2024, a partire dalle ore 11.00, l’esposizione LA POETICA DELLA LUCE, che presenta due serie di lavori realizzati da Alberto Flammer negli scorsi anni. In collaborazione con l’Associazione Archivio Alberto Flammer, la CONSARC/GALLERIA rende omaggio con questa esposizione ad un grande della fotografia svizzera.
La nostra frequentazione con Alberto Flammer inizia nella prima metà degli anni ’80, quando alla galleria FotografiaOltre, sempre a Chiasso, ospitammo la serie di opere che lo stesso Flammer aveva definito “Alchimie”, perché vi si fondono e confondono corpi, legno e pietre.
Da allora ci siamo incontrati spesso ed ogni volta, dopo lunghe discussioni, mi vedevo costretto a dar ragione ad Alberto. ERA UN MAESTRO.
L’ultimo incontro è avvenuto nel luglio del 2022, a Locarno.
Dopo qualche giorno, ci ha chiamati al telefono per proporci di esporre in Galleria il suo ultimo lavoro che – dice lui – è pronto.
Purtroppo non siamo riusciti a programmare la mostra prima della sua scomparsa avvenuta il 10 novembre 2023.
Dopo qualche tempo, abbiamo contattato Mattia della Gana e Nicoletta Ferrazzini dell’Associazione Archivio Alberto Flammer, perché volevamo rendere omaggio ad Alberto ad un anno da quel 10 novembre. Volevamo farlo proprio con la mostra che sembrava pronta, con le opere incorniciate, a cui mancava solo di essere appese alle pareti della Galleria.
Immergendosi nell’archivio, Mattia e Nicoletta scoprono che il suo ultimo progetto espositivo era sì pronto, ma senza le stampe fotografiche. Alberto quando progettava una mostra prima preparava su fogli A4 gli schizzi di quello che avrebbe fotografato e poi procedeva con gli scatti fotografici. Dunque, in questo caso, erano pronti gli schizzi, ma non le fotografie.
Abbiamo così deciso assieme di esporre due serie di lavori realizzati anni prima.
Il primo gruppo è composto da immagini tratte dalla serie intitolata “Dal Libro dei Morti degli Antichi Egizi”, in cui sono raffigurati dettagli dei monumenti che Flammer aveva fotografato nel suo viaggio del 1988.
Come scrive Antonio Mariotti: Flammer punta ad esplorare un mondo distante sia nello spazio che nel tempo”. Ed ancora: “Irrimediabilmente, però, ad orientare la ricerca di Alberto Flammer è il suo voler a tutti i costi «dominare» la luce, utilizzandola nel migliore dei modi per realizzare il suo intento più intimo: quello di sorprendere ogni volta chi osserva le sue opere con un nuovo punto di vista, un nuovo contrasto tra luce e ombra, tra bianco e nero”.
Parole che valgono anche per il secondo gruppo di immagini che sono immagini tratte dalla serie “Radiografie e Risonanze”: nature morte che raffigurano vasi e fiori realizzate con lastre mediche, a cui si aggiunge un Autoritratto speciale.
In occasione di questa mostra sarà presentata una cartella contenente 7 stampe in una edizione limitata a 7 copie + 3 copie fuori edizione.
L’idea della cartella è venuta dopo il ritrovamento in archivio di una serie di stampe analogiche ai sali d’argento che Alberto Flammer aveva realizzato in occasione della mostra del 1988 che la Fondazione Svizzera della Fotografia (allora nella sede del Kunsthaus di Zurigo) aveva allestito includendo le immagini dell’Egitto.
La cartella conterrà dunque una stampa “vintage“ ai sali d’argento realizzata dallo stesso Flammer, e stampe contemporanee prodotte per l’occasione a getto d’inchiostro da Stefano Spinelli delle due serie presentate in galleria.
A completare la cartella un testo di presentazione di Antonio Mariotti che ha conosciuto Flammer durante gli anni di collaborazione avuti per l’Archivio Roberto Donetta.
© Alberto Flammer (CH 1938-2023) – # 10 Ed n.n.
dalla serie “Dal Libro dei Morti degli Antichi Egizi” – 1988
stampa ai sali d’argento cm 28×42 + testo
© Alberto Flammer (CH 1938-23) –  # 04 –  Ed n.n.
dalla serie “Dal Libro dei Morti degli antichi Egizi” – 1988
stampa ai sali d’argento cm 28×42 + testo
© Alberto Flammer (CH 1938-23) –  # 19  – Ed n.n
dalla serie “Dal Libro dei Morti degli antichi Egizi” – 1988
stampa ai sali d’argento cm 28×42 + testo
 
© Alberto Flammer (CH 1939-23) –  Vaso Art Deco con rose  –  Ed 1/20
dalla serie “Radiografie e Risonanze” – 2003
stampa ai sali d’argento cm 59.5 x 49.5 in cornice di ferro
© Alberto Flammer (CH 1939-23) –  Ortensia  –  Ed 1/20
dalla serie “Radiografie e Risonanze” – 2003
stampa ai sali d’argento cm 59.5 x 49.5 in cornice di ferro
© Alberto Flammer (CH 1939-23) –  Girasole  –  Ed 1/20
dalla serie “Radiografie e Risonanze” – 2003
stampa ai sali d’argento cm 59.5 x 49.5 in cornice di ferro

LaPoeticaDellaluce-p2024-09-17T17:29:35+02:00
22 08, 2024

Imbalsamati e resti-p

2024-09-11T17:49:05+02:00

 
© Alberto Flammer – dalla serie Imbalsamati e Resti – 1995

IMBALSAMATI E RESTI
CAMUFFAMENTI E FERITOIE
Alberto Flammer

28 09 2001  >  10 11 2001

 

IMBALSAMATI E RESTI

in questa serie, realizzata nel novembre del 1995, Alberto Flammer ha ricercato nei depositi di musei,  animali impagliati ed oggetti non esposti al pubblico.

COSE CHE SONO REALI PUR ESSENDO FACSIMILI
di Allan Porter

Immagini catturate

La rinascita del realismo

Nel l955, mentre la mostra di Edward Steichen “The Family of Man” iniziava il suo itinerario di cinque anni intorno al mondo, coniugando il reportage fotografico e la documentazione dell’umanità, ebbe inizio una nuova ricerca del reale. Nel contempo, l’evoluzione dell’Arte Non Figurativa in pittura e scultura aveva raggiunto il suo culmine, un fenomeno riscontrabile nel mondo intero. Dobbiamo ricordare che la nascita dell’arte astratta coincide con gli ultimi anni del XIX secolo, per affermarsi in modo più stabile nel periodo che precede e segue le due guerre mondiali. Divenne il paradigma di quasi tutto il XX secolo. Questa dicotomia aprì di nuovo le porte a una ricerca atta a favorire il ritorno del realismo. E di conseguenza, si favorì la rinascita dell’arte della fotografia e la rappresentazione della “Banal Pop Art” e arti affini negli anni successivi. La tendenza optò soprattutto per l’eccentrico, lo speciale e ciò che era in grado di colpire lo sguardo. L’arte della performance fece ingresso infine nelle arti plastiche. L’artista e la sua opera divennero una performance e, come molte altre arti, le arti visive espletarono un duplice legame con l’artista, creatore e performer allo stesso tempo.

Sia l’estetica sia il criterio di valutazione e giudizio sono fattori importanti per il fotografo e il pubblico. E’ importante l’apprezzamento del critico nei confronti del fotografo, dato che oggi giorno, tenuto conto della quantità di informazione disponibile, la critica procede in parallelo con la creatività.

La critica fotografica nasce insieme alla stessa fotografia, tant’è che fin dall’inizio furono i fotografi a giudicare e criticare la loro opera alla luce dell’ottenimento di una immagine tecnicamente riuscita. Adesso che la fotografia sta entrando nel suo terzo secolo di vita, dopo aver messo al mondo e nutrito i nuovi media sviluppatisi dal primo “The Pencil of Nature”, siamo di fronte a una nuova valutazione della critica. Figli della fotografia sono il cinema analogico e il video, mentre le tecniche di riproduzione hanno aperto la strada a una nuova era della fotografia, quella digitale. Questa nuova era ha trasferito tutti i figli della fotografia dal mondo chimico in quello digitale, eppure le idee fondamentali dell’estetica non sono cambiate. Ma i critici sì. Cose che erano reali nell’era analogica non appaiono più tali in quella digitale: c’è una grande sfiducia.

Siamo spinti da curatori, musei e gallerie ad accettare soprattutto la manipolazione come la nuova estetica e questo per via della facilità dei trucchi digitali. Ma, superate la novità e immediatezza del mezzo digitale, l’Imperatore mostrerà che è nudo per davvero e l’estetica farà ritorno alla sensibilità della civiltà ed alla ragione .

Tassidermia (imbalsamati e resti)

Alberto Flammer, nato nel 1938 a Muralto (Canton Ticino), è figlio di un fotografo che, con la sua professione, gli tracciò la strada da seguire.

Forse è una coincidenza se il nuovo lavoro qui presentato richiama Tassidermia (dal greco táxis, “sistemazione”, e dérma, “pelle”), l’arte di assemblare o replicare soprattutto esemplari di animali vertebrati come se fossero vivi, a scopi di esibizione o studio. La sistemazione è l’elemento più importante nelle immagini di Alberto, in ogni tema trattato. Le nature morte prevalgono sull’insieme dell’opera, come spesso accade a tanti pittori del passato (mi viene in mente l’italiano Morandi, visto che si tratta di un pittore del XX secolo).

E’ ironico che ci venga presentato un facsimile della natura con la sua tassidermia e struttura ossea proprio quando il mondo sta presenziando a un sempre maggior numero di immagini manipolate, sia nella forma analogica sia, e soprattutto, in quella digitale. Di proposito oppure no, si tratta di un interessante commento sulla fotografia contemporanea. Le immagini di Flammer sono cose reali. Quest’aspetto dell’oggetto come natura morta e la luce e l’ombra che formano la composizione è l’elemento di base delle arti. Quando Fox Talbot creò il suo sistema fotografico nel 1834, fotografava libri, finestre e altri oggetti messi in posa. Le Montagne (camuffamenti e feritoie), la Tassidermia (imbalsamati e resti) e tutto il resto sono gli stessi nel macrocosmo e nel microcosmo in cui viviamo. Eppure nel movimento delle nuvole, e nell’atmosfera in generale, Flammer riesce a fermare il movimento e trasformare il tutto in oggetti e nature morte. Seguiamo le forme e le strutture così come lui ce le presenta. La dimensione del soggetto diventa irrilevante e cominciamo a percepire le immagini in bianco e nero nella loro vasta scala di grigi che egli è in grado di ottenere in questi meravigliosi ingrandimenti. Nonostante tutti i nuovi materiali e le foto a colori che ci ritroviamo intorno, ci sentiamo sopraffatti dalla semplicità delle composizioni e dalla capacità di dettaglio apportate a ciascun tema.

I segni conoscitivi con cui lui ci si presenta sono un’istruzione. Le istruzioni utilizzano segni e cose proprio per condurre la mente dalle cose sensibili e dalle immagini – che sono similitudini – a un’educazione delle idee che sono elementi interiori, atti introspettivi dell’uomo.

Alberto Flammer ci consegna immagini significative e la composizione di segni e immagini con un contenuto che va oltre la mera rappresentazione così come ci appare davanti agli occhi. Sono tanto istruttivi quanto estetici e rendono omaggio alla migliore arte della fotografia all’inizio del nuovo Millennio digitale.

____________

Appendice – I Segni

1. Naturale – cose preformate di natura fisica. Sono multi-referenziali come elementi in un sistema del mondo complesso, analogicamente ordinato. I segni preformati sono intrinsechi delle sostanze nell’ordine della divina creazione così come questa opera nell’intricata rete delle cose materiali e mutevoli.

2. Cognitivo o formale – un atto formale di cognizione grazie al quale quel che è significato (il significabile) è significato. Questi atti interiori e formali o segni in cognizione esistono e significano all’interno e attraverso un atto formale di cognizione (o analiticamente determinato). Pertanto un segno di tale guisa è un atto formale o una consuetudine regolata per significare la cosa che è significata. Esiste generalmente una doppia origine dei segni conoscitivi: le cose preformate esterne ai sensi e gli atti introspettivi del pensiero.

3. Convenzionale – imposti dalla convenzione come, per esempio, segni scritti di notazione, sillabe udibili, modelli mimetici o gesti, e anche parti del discorso: sostantivi, aggettivi, verbi, e via dicendo… Un segno convenzionale non equivale a una cosa naturale significata ma a una specie di notazione e alla sua definizione; un segno convenzionale non ha un riferimento reale tranne che attraverso il mezzo di atti conoscitivi o segni. Per cui i segni convenzionali sono parzialmente basati sull’associazione arbitraria che non rispecchia i segni conoscitivi i quali simulano le nature delle cose.

I segni conoscitivi e convenzionali sono prodotti di operazioni o distinzioni volontarie e razionali:

a) i segni conoscitivi sono imposizioni o intenzioni: per esempio, come atti formali di comprensione collegati a cose sentite, immagini e atti introspettivi del pensiero;

b) i segni convenzionali in quanto fattori di notazione come, per esempio, nella scienza grammaticale: ortografia, interpunzione o divisione in paragrafi delle parti del discorso in un linguaggio secondario imposto e via dicendo.


© Alberto Flammer – dalla serie Imbalsamati e Resti – 1995
 
© Alberto Flammer – dalla serie Imbalsamati e Resti – 1995

© Alberto Flammer – dalla serie Imbalsamati e Resti – 1995
 
© Alberto Flammer (CH 1938-2023)
dalla serie Camuffamenti e Feritoie – 1997/2001

© Alberto Flammer (CH 1938-2023)
dalla serie Camuffamenti e Feritoie – 1997/2001
 


© Alberto Flammer (CH 1938-2023)
dalla serie Camuffamenti e Feritoie – 1997/2001

Imbalsamati e resti-p2024-09-11T17:49:05+02:00
5 08, 2024

LAPOETICADELLALUCE

2024-11-25T16:46:04+01:00

©Alberto Flammer - Dal Libro dei Morti degli Antichi Egizi - 1988

LA POETICA DELLA LUCE

Alberto Flammerapertura
Domenica 22 settembre 2024 - h 11/15
fino al 10 novembre 2024
Mese svizzero della fotografia 2024SWISSPHOTOMOUNTH
©Alberto Flammer - Dal Libro dei Morti degli Antichi Egizi - 1988
©Alberto Flammer - Dal Libro dei Morti degli Antichi Egizi - 1988
©Alberto Flammer - Radiografie e Risonanze - 2003 - Vaso con rose
©Alberto Flammer - Radiografie e Risonanze - 2003 - Girasole
Orari apertura
ME-GIO-VE 10-12 15-18
LU-MA-SA su appuntamento
DO e festivi chiuso

APERTURE STRAORDINARIE
DOMENICA 8 dicembre 2024 ore 15-18
SABATO 21 dicembre 2024 ore 10-12 15-18

CHIUSURA DI FINE ANNO
dal 22 dicembre 2024
Fino al 15 gennaio 2025
Mio fratello, il collezionista
Vendita di antiquariato fotografico
camere, dagherrotipi, ambrotipie,
stampe all'albumina, fotografie e
visori stereo, libri e molto altro

a partire da
mercoledì 27 novembre 2024
fino al 20 dicembre 2024

LA POETICA DELLA LUCE
Alberto Flammer
(CH 1938-2023)


APERTURA
DOMENICA 22 settembre 2024 h 11-15

Fino al 10 novembre 2024


Mese Svizzero per la Fotografie 2024

ENTRATA LIBERA

LAPOETICADELLALUCE2024-11-25T16:46:04+01:00
21 05, 2024

LaPoeticaDellaluce-p

2024-11-18T11:19:54+01:00

 
© Alberto Flammer – # 16 – 1988 ed. n.n.
Dalla serie “Dal Libro Dei Morti Degli Antichi Egizi”

LA POETICA DELLA LUCE
Alberto Flammer

Apertura
DOMENICA
22 settembre 2024
ore 11.00 – 15.00
Fino al 10 novembre 2024

Portfolio “ALBERTO FLAMMER”
edizione limitata a 7 copie


Mese Svizzero della Fotografia 2024
www.swissphotomounth.com

Finissage
DOMENICA 10 novembre 2024
ore 11.00 – 15.00

ENTRATA LIBERA

Presso CONSARC/GALLERIA a Chiasso si apre domenica 22 settembre 2024, a partire dalle ore 11.00, l’esposizione LA POETICA DELLA LUCE, che presenta due serie di lavori realizzati da Alberto Flammer negli scorsi anni. In collaborazione con l’Associazione Archivio Alberto Flammer, la CONSARC/GALLERIA rende omaggio con questa esposizione ad un grande della fotografia svizzera.
La nostra frequentazione con Alberto Flammer inizia nella prima metà degli anni ’80, quando alla galleria FotografiaOltre, sempre a Chiasso, ospitammo la serie di opere che lo stesso Flammer aveva definito “Alchimie”, perché vi si fondono e confondono corpi, legno e pietre.
Da allora ci siamo incontrati spesso ed ogni volta, dopo lunghe discussioni, mi vedevo costretto a dar ragione ad Alberto. ERA UN MAESTRO.
L’ultimo incontro è avvenuto nel luglio del 2022, a Locarno.
Dopo qualche giorno, ci ha chiamati al telefono per proporci di esporre in Galleria il suo ultimo lavoro che – dice lui – è pronto.
Purtroppo non siamo riusciti a programmare la mostra prima della sua scomparsa avvenuta il 10 novembre 2023.
Dopo qualche tempo, abbiamo contattato Mattia Dellagana e Nicoletta Ferrazzini dell’Associazione Archivio Alberto Flammer, perché volevamo rendere omaggio ad Alberto ad un anno da quel 10 novembre. Volevamo farlo proprio con la mostra che sembrava pronta, con le opere incorniciate, a cui mancava solo di essere appese alle pareti della Galleria.

Immergendosi nell’archivio, Mattia e Nicoletta scoprono che il suo ultimo progetto espositivo era sì pronto, ma senza le stampe fotografiche. Alberto quando progettava una mostra prima preparava su fogli A4 gli schizzi di quello che avrebbe fotografato e poi procedeva con gli scatti fotografici. Dunque, in questo caso, erano pronti gli schizzi, ma non le fotografie.
Abbiamo così deciso assieme di esporre due serie di lavori realizzati anni prima.
Il primo gruppo è composto da immagini tratte dalla serie intitolata “Dal Libro dei Morti degli Antichi Egizi”, in cui sono raffigurati dettagli dei monumenti che Flammer aveva fotografato nel suo viaggio del 1988.
Come scrive Antonio Mariotti: Flammer punta ad esplorare un mondo distante sia nello spazio che nel tempo”. Ed ancora: “Irrimediabilmente, però, ad orientare la ricerca di Alberto Flammer è il suo voler a tutti i costi «dominare» la luce, utilizzandola nel migliore dei modi per realizzare il suo intento più intimo: quello di sorprendere ogni volta chi osserva le sue opere con un nuovo punto di vista, un nuovo contrasto tra luce e ombra, tra bianco e nero”.
Parole che valgono anche per il secondo gruppo di immagini che sono immagini tratte dalla serie “Radiografie e Risonanze”: nature morte che raffigurano vasi e fiori realizzate con lastre mediche, a cui si aggiunge un Autoritratto speciale.
In occasione di questa mostra sarà presentata una cartella contenente 7 stampe in una edizione limitata a 7 copie + 3 copie fuori edizione.
L’idea della cartella è venuta dopo il ritrovamento in archivio di una serie di stampe analogiche ai sali d’argento che Alberto Flammer aveva realizzato in occasione della mostra del 1988 che la Fondazione Svizzera della Fotografia (allora nella sede del Kunsthaus di Zurigo) aveva allestito includendo le immagini dell’Egitto.
La cartella conterrà dunque una stampa “vintage“ ai sali d’argento realizzata dallo stesso Flammer, e stampe contemporanee prodotte per l’occasione a getto d’inchiostro da Stefano Spinelli delle due serie presentate in galleria.
A completare la cartella un testo di presentazione di Antonio Mariotti che ha conosciuto Flammer durante gli anni di collaborazione avuti per l’Archivio Roberto Donetta.
© Alberto Flammer (CH 1938-2023) – # 10 Ed n.n.
dalla serie “Dal Libro dei Morti degli Antichi Egizi” – 1988
stampa ai sali d’argento cm 28×42 + testo
© Alberto Flammer (CH 1938-23) –  # 04 –  Ed n.n.
dalla serie “Dal Libro dei Morti degli antichi Egizi” – 1988
stampa ai sali d’argento cm 28×42 + testo
© Alberto Flammer (CH 1938-23) –  # 19  – Ed n.n
dalla serie “Dal Libro dei Morti degli antichi Egizi” – 1988
stampa ai sali d’argento cm 28×42 + testo
 
© Alberto Flammer (CH 1939-23) –  Vaso Art Deco con rose  –  Ed 1/20
dalla serie “Radiografie e Risonanze” – 2003
stampa ai sali d’argento cm 59.5 x 49.5 in cornice di ferro
© Alberto Flammer (CH 1939-23) –  Ortensia  –  Ed 1/20
dalla serie “Radiografie e Risonanze” – 2003
stampa ai sali d’argento cm 59.5 x 49.5 in cornice di ferro
© Alberto Flammer (CH 1939-23) –  Girasole  –  Ed 1/20
dalla serie “Radiografie e Risonanze” – 2003
stampa ai sali d’argento cm 59.5 x 49.5 in cornice di ferro

LaPoeticaDellaluce-p2024-11-18T11:19:54+01:00
4 05, 2024

ENTREDEUX

2024-08-05T19:06:25+02:00

©Roberto Mucchiut - Entre-Deux, OI #06 - 1980-90/2024 cm 7x11/20x20

ENTRE-DEUX

Roberto Mucchiutapertura
Domenica 19 maggio 2024 - h 11/15
©Roberto Mucchiut - Entre-Deux, OI #26 - 1980-90/2024 cm 7x11/20x20
©Roberto Mucchiut - Entre-Deux, Crépuscules#02, 2024, dittico
© Roberto Mucchiut (CH) – Matière#04, 2023/2024 – cm 50×60
© Roberto Mucchiut (CH) – Sans #06 – 2024 – cm 30×45
ALBERTO FLAMMER
LA POETICA DELLA LUCE -
prossima apertura
CHIUSURA ESTIVA - AGOSTO 2024DOMENICA 22 settembre 2024

ENTRE-DEUX
Roberto Mucchiut
(CH 1960)


APERTURA
DOMENICA 19 maggio 2024 11-15
in presenza dell’artista

Incontro con Roberto Mucchiut
Sabato 8 giugno 2024
ore 14-17.30
segue aperitivo

Fino al 28 giugno 2024,  prolungata fino al 31 luglio 2024

CHIUSURA ESTIVA 
dal 29 giugno 2024 al 6 luglio 2024

** La mostra rimarrà allestita e visitabile su appuntamento
dall’8 al 31 luglio 2024 (dal lunedì al sabato)

concordate la vostra visita telefonando ai numeri
+41916837949 (galleria) o
+41794422437 (Roberto Mucchiut).
CHIUSO DOMENICA E FESTIVI

 

ENTRATA LIBERA

ENTREDEUX2024-08-05T19:06:25+02:00
2 05, 2024

ENTREDEUX-p

2024-08-05T19:07:09+02:00

© Roberto Mucchiut (CH) – OI #06, 1980-90/2024 – cm 7×11 – Ed. 1/15 + 3 E.A.
fotografie digitali da pellicola positiva 24×36
stampa ai pigmenti su carta cotone cm 20×20

ENTRE-DEUX
Roberto Mucchiut

Apertura
DOMENICA
19 maggio 2024
ore 11.00 – 15.00
in presenza dell’artista

Incontro con ROBERTO MUCCHIUT
Sabato 8 giugno 2024 – h 14/17.30
Segue aperitivo


Fino al 28 giugno 2024, prolungata fino al 31 luglio 2024

CHIUSURA ESTIVA dal 29 giugno al 6 luglio 2024

** La mostra rimarrà allestita e visitabile su appuntamento
dall’8 al 31 luglio 2024 (dal lunedì al sabato)

concordate la vostra visita telefonando ai numeri
+41916837949 (galleria) o
+41794422437 (Roberto Mucchiut).
CHIUSO DOMENICA E FESTIVI

 

ENTRATA LIBERA

ENTRE-DEUX
Tempi e terre di mezzo
Presso la galleria Consarc a Chiasso si apre domenica 19 maggio, a partire dalle ore 11.00, l’esposizione ENTRE-DEUX, che presenta gli ultimi lavori di Roberto Mucchiut. Un’esplorazione dei territori di confine tra realtà, percezione e immaginazione, tra luce e ombra, tra passato e futuro e tra analogico e digitale.
La mostra si snoda attraverso diverse serie fotografiche (e due installazioni video) caratterizzate dalla sperimentazione, in bilico tra tecniche analogiche (fotografia analogica, foro stenopeico) ed elaborazioni digitali. L’autore si muove attraverso spazi sospesi dove la realtà si confonde con l’immaginario e il tempo sembra perdere la sua linearità. Un cammino attraverso le immagini e i video che rappresentano la soglia tra il visibile e l’invisibile e tra il movimento e la stasi.
Le opere esposte sono frutto di una ricerca artistica che utilizza la fotografia e il video non solo come mezzi di rappresentazione, ma come strumenti per interrogare e riflettere sulla nostra percezione della realtà. Un invito a considerare le infinite possibilità che si aprono quando ci si trova in bilico tra due mondi e a riflettere sulla bellezza e sulla complessità dei momenti di passaggio.

ALBERTO FLAMMER
LA POETICA DELLA LUCE -
prossima apertura
CHIUSURA ESTIVA - AGOSTO 2024DOMENICA 22 settembre 2024
 
© Roberto Mucchiut (CH) – Matière#04, 2023/2024 – cm 40×50 – Ed. 1/10 + 3 E.A.
originale pellicola positiva a colori formato cm 6×7, elaborazione digitale
stampa ai pigmenti su carta fotografica cm 40×50 / 50×60 
© Roberto Mucchiut (CH) – Matière#02, 2023/2024 – cm 40×50 – Ed. 1/10 + 3 E.A.
originale pellicola positiva a colori formato cm 6×7, elaborazione digitale
stampa ai pigmenti su carta fotografica cm 40×50 / 50×60 
© Roberto Mucchiut (CH) –  Crépuscules#02, 2024, dittico cm 60×90 Ed. 1/10 + 3 E.A.
fotografie digitali, stampa ai pigmenti su carta fotografica cm 60×90, 40×60
© Roberto Mucchiut (CH) –  Crépuscules#01_1heure/_1minute, 2023, dittico cm 40×50 Ed. 1/10 + 3 E.A.
originale pellicola positiva a colori formato 6×7, stampa ai pigmenti su carta fotografica cm 40×50
© Roberto Mucchiut (CH) – Sans #06 –  2024 – cm 30×45 – Ed 1/10 + 3 E.A.
stampa ai pigmenti su carta cotone cm 60×90, 40×60 e 30×45

ENTREDEUX-p2024-08-05T19:07:09+02:00
27 02, 2024

DAPRES-p

2024-04-17T17:34:20+02:00

 
© Daria Caverzasio (CH) – Ruota VI 2024 – cm 40×30 – Ed. 1/3
stampa ai pigmenti su carta cm Hahnemühle Photo Rag 308  cm 54×42

D’APRÈS
Daria Caverzasio

Apertura
DOMENICA
10 marzo 2024
ore 11.00 – 15.00   –   in presenza dell’artista
Fino al 5 maggio 2024

Finissage
DOMENICA 5 maggio 2024
ore 11.00 – 15.00  –  in presenza dell’artista

ENTRATA LIBERA

Presso la galleria Consarc a Chiasso si apre domenica 10 marzo a partire dalle ore 11.00 l’esposizione D’après che presenta la riflessione fotografica degli ultimi anni di Daria Caverzasio Hug intorno a questo tema.

Con D’après si indica una pratica basata sull’interpretazione da parte di un artista di opere di altri artisti, opere alle quali egli riconosce un valore fondante per la storia dell’arte e per la propria poetica, una fascinazione estetica importante, un punto di partenza di processi di pensiero o anche semplicemente un posto nella propria memoria visiva.

I D’après proposti si muovono fra suggestioni legate alla storia della pittura occidentale e interpretazioni della pittura montagna-acqua della tradizione cinese con passaggi sotto pelle nelle opere di fotografi contemporanei, in un gioco di collegamenti visivi e linguistici che sono accenni o echi in una memoria soggettiva di un patrimonio culturale collettivo.

Anche in queste immagini fotografiche, che sono in fondo un omaggio a Eraclito e alla sua “natura intima delle cose che ama nascondersi”, l’artista continua la sua ricerca sul “vedere attraverso”, oggettivato in acqua, vetro e altri materiali schermanti o riflettenti, sempre con un metodo di lavoro più istintivo che programmato. Anche in questi lavori l’assunto centrale è la riflessione sulle modalità di percezione del visibile e sulla sua rappresentazione attraverso la fotografia, nella consapevolezza che nel processo creativo la memoria personale e culturale, la percezione fisica e psichica dello spazio e del tempo, la carica simbolica che prestiamo alle situazioni e agli oggetti, in alternanza creano e strappano quel velo che si frappone fra noi e una compiuta conoscenza del reale.


© Daria Caverzasio (CH)  – Cime VII – 2020 –  cm 43×32 – Ed 1/3

stampa ai pigmenti su carta Hahnemühle Photo Rag grm 308 cm 58×46
© Daria Caverzasio (CH) –  Ruota II – 2022 – cm 40×30 – Ed 1/3
stampa ai pigmenti su carta Hahnemühle Photo Rag grm 308 cm 54×42

© Daria Caverzasio (CH) – Nympha fontis II – 2018 – cm 86×58 – Ed 1/2
stampa ai pigmenti su carta Hahnemühle  Photo Rag grm 308 cm 99.8×72
© Daria Caverzasio (CH)  – D’après Woodman III – 2020  –  cm 27×20 –  Ed 1/3
stampa ai pigmenti su carta Hahnemühle Photo Rag grm 308 cm 31×28


© Daria Caverzasio (CH)  D’après Wurm/Le Corbusier III – 2018  –  cm 32×20 – Ed 1/5
Stampa ai pigmenti su carta Hahnemühle Photo Rag grm 308 cm 40×28

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