Estratto del testo completo di Elio Schenini
(dal volume Altitudine/Altitude/Altitud 2020-2024)
[…]La possibilità di attraversare una delle zone più selvagge e incontaminate della terra non poteva che essere ricca di stimoli suggestivi per un fotografo, ma fin dalla partenza l’obiettivo di Minelli non è mai stato quello di documentare i momenti essenziali di questa esperienza personale secondo i canoni classici della fotografia di reportage e neppure di cogliere quest’occasione per catturare panorami spettacolari e vedute mozzafiato come nella tradizionale fotografia di paesaggio o in quella di tipo naturalistico. Non è quindi un caso, se anche in questa situazione, Minelli ha scelto di utilizzare una macchina analogica di grande formato che richiede un approccio più meditato e dei tempi più lunghi rispetto alle macchine agili e leggere normalmente utilizzate dai fotoreporter in questi contesti. Rimanendo fedele alla propria impostazione, per cui la fotografia è prima di tutto un modo per scandagliare e capire la realtà che ci circonda, Minelli ha così deciso di trasformare questo viaggio in un’occasione per riflettere sulle emergenze del nostro tempo a partire dalla realtà climatica e geologica di questo territorio così estremo da tutti i punti di vista. I tratti più caratteristici della parte centrale della cordigliera andina sono da un lato la sua geologia singolare e imponente che risale al tardo Mesozoico, fatta di vulcani, di profonde vallate e di ampi altopiani, e, dall’altro, il clima particolarmente arido e secco, che raggiunge il suo apice nell’area del deserto di Atacama, il deserto più antico e arido di tutto il pianeta, dove in media le precipitazioni raggiungono a malapena i due mm. annui e dove, in alcune zone, la pioggia arriva anche solo una o due volte ogni dieci anni. In un luogo già così estremo dal punto di vista climatico, gli effetti del surris- caldamento terrestre potrebbero risultare a prima vista meno evidenti che altrove, ma sono in realtà ancora più drammatici, perché finiscono per rendere impossibile anche quelle sparute e fragili forme di vita che vi si sono conservate da milioni di anni. Le forme di vita presenti in questa parte della Cordigliera sono infatti possibili unicamente grazie alle precipitazioni, anche a carattere nevoso, che seppur scarse, danno origine ai corsi d’acqua, quasi sempre intermittenti e ai bacini salmastri più o meno grandi che si trovano sia in superficie che nel sottosuolo. Tuttavia, la progressiva rarefazione delle precipitazioni avvenuta negli ultimi decenni sta mettendo a dura prova questo ecosistema così come quello di tutta la catena andina.